Km: 198 ; media oraria: 31 km/h
Dislivello in salita: 1500 metri
Tempo di percorrenza: ore 6,25
Alla televisione le previsioni del tempo davano 40° di temperatura massima a Turpan e la prospettiva ci preoccupava. Ma intanto partiamo in un’alba livida e ventosa con nuvole cariche di pioggia che non lasciano presagire nulla di buono. Dopo una quarantina di chilometri sulla nuova e scorrevole autostrada superiamo col vento favorevole un primo passo di 1500 metri che taglia una cortina di montagne simili a quelle di cartapesta dei presepi. Piove a dirotto e tira un vento gelido. La discesa successiva ci deposita su di un vasto altopiano al termine del quale affrontiamola salita ai 1785 metri del passo Argaybulak Daban con il ritmo agonistico di una tappa del Tour de France che seguiamo in televisione. L’autostrada prende gradualmente quota in un paesaggio che con uno stereotipo si ama definire lunare. Un mare di colline di sabbia e di ghiaia che si accavallano come onde pietrificate tra le quali il nastro stradale serpeggia con ampie curve e viadotti senza la minima parvenza di vegetazione. Il passo non è che un grigio altopiano battuto dal vento e dalla pioggia dove ci fermiamo per un breve e gelido lunch prima di buttarci nella lunga e ripida discesa. La grande piana di Turpan è ai nostri piedi seminascosta da una cappa di foschia: sono 1600 metri di dislivello resi pericolosi da un fortissimo vento trasversale che rende difficile perfino tenersi in equilibrio sulle biciclette. Giunti in piano, raggiungiamo il paese di Toksum dove si trova il nostro albergo: siamo a 100 metri di quota, come testimonia il vento improvvisamente diventato caldo. Ci è andata terribilmente bene. Con le torride temperature usuali di questo periodo, la tappa si sarebbe rivelata davvero una delle più impegnative della maratona.