[domenica 7 marzo] Sveglia alle prime luci dell’alba, sappiamo già tutti che sarà una giornata molto lunga. Al confine mancano ancora 30 km, ma la pista sarà ancora peggio di quella del giorno precedente. Brevi tratti di pista percorribile sono intervallati da altri con continue voragini dove sia i camion che i fuoristrada sono costretti a procedere a passo d’uomo o a farsi trainare dagli altri mezzi.

Attraversando un villaggio ci viene offerto aiuto da tutti gli uomini presenti che si improvvisano in una squadra di manutenzione stradale dotata di zappe e picconi. Ove la strada diventa impossibile cominciano a spianarla di buona lena. I lavori sono complessi e faticosi ma grazie alla costanza mostrata ogni buca viene riempita e ogni montagna di terra viene ridotta.
Le macchine procedono lentamente, ma anche i camion sono costretti a passaggi al limite, spesso appoggiandosi a bordi della pista.

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Mancano pochi chilometri dal confine e ci troviamo di fronte a un lungo tratto dove la pista è completamente distrutta. La prima impressione ci porta ad avere un attimo di scoramento tanto da farci pensare di dover tornare indietro. Senza perderci troppo d’animo organizziamo una missione esplorativa a piedi per capire se e dove si possa trovare un percorso agibile.
Alla fine scorgiamo un passaggio attraverso dei campi che ci permette di circumnavigare questo tratto disastrato.

Quando ormai pensiamo di essere arrivati, davanti a noi si erge l’ennesima avventura. Il daily nell’oltrepassare una voragine più insidiosa delle altre, si appoggia quasi su un lato senza avere più possibilità di muoversi. Dopo tante manovre, tiriamo fuori il Daily, mentre anche il Massif rischia quasi di rimanere bloccato.

Esausti, ormai all’imbrunire, raggiungiamo finalmente il confine. Quando ci viene riferito, non stentiamo a crede che gli ultimi turisti erano passati nel settembre del 2009.

Le autorità del Congo ci timbrano rapidamente i passaporti in uscita all’interno di strutture fatiscenti, in parte crollate. I doganieri all’ingresso dell’Angolo sono divertiti e incuriositi da noi e dai nostri mezzi, probabilmente non aveano mai visto niente del genere.

Dopo le trafile burocratiche, la giornata non è ancora terminata perchè dobbiamo raggiungere Maquela de Zombo.
Altri 30 chilometri di pista impossibile e al buio, ma fortunatamente senza più voragini. Segue una strada sterrata, ma spianata, e finalmente raggiungiamo Maquela de Zombo, dove ci accampiamo presso una società brasiliana per l’elettrificazione del territorio. Qui ci mettono a disposizione una cucina e delle docce che ci permettono di recuperare le energie.