In fondo è andata bene all’ex Primo Ministro israeliano, Olmert, accusato di aver favorito il proprio braccio destro, Uri Messer, in più occasioni e di aver accettato tangenti da un uomo d’affari statunitense, oltre ad aver utilizzato fatture false a carico di enti benefici per ottenere dei rimborsi sui viaggi. L’unico capo d’accusa rimasto in piedi è stato quello dei favori rivolti a Uri Messer, che alla fine gli sono costati solo quattro mesi di lavori nella comunità ebraica. Sarà curioso verificare se li svolgerà come tutti gli altri condannati.
Tornando all’accusa per cui Olmert è stato costretto ai ‘lavori forzati’, si parla di un periodo precedente a quello in cui fu alla guida dell’esecutivo, ovvero quando era ancora Ministro del Commercio e dell’Industria. Messer, al tempo, era già un suo fedelissimo avvocato, e ricevette diversi favori grazie a intermediazioni di Olmert. Per la Corte Distrettuale, però, da parte dell’ex Premier, non ci fu richiesta di tangenti, denaro o quant’altro, ma solo favoritismo, un’accusa che lo stesso Olmert ha definito ‘difetto procedurale’.
Molto più grave era l’imputazione per aver ricevuto denaro da Morris Talansky, un ebreo di nazionalità statunitense, al fine di promuovere la sua attività sul territorio di Israele; e ancora peggio l’emissione di fatture gonfiate, o false, a carico di istituti benefici per il finanziamento di viaggi privati. Ma per Olmert non è ancora finita, visto che dovrà affrontare un nuovo processo, relativo a tangenti versate da alcuni costruttori a diversi funzionari, tra cui lo stesso Olmert, al tempo sindaco di Gerusalemme (tra il 1993 e il 2003), nell’ambito dello scandalo Holyland.