Il conflitto senza fine tra Palestina e Israele potrebbe toccare un punto di svolta, dagli esiti imprevedibili. Il presidente dell’Anp, Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, è appena volato a New York per chiedere alla Nazioni Unite di riconoscere la Palestina come entità territoriale e nazionale, divenendo Stato non membro dell’Onu.
Ovvie le pressioni a desistere, provenienti da Stati Uniti, Israele e altre nazioni europee, ma Abu Mazen è deciso ad andare avanti e far riconoscere un territorio martoriato da povertà e guerre, ridefinendo i confini precedenti alla Guerra dei sei giorni del 1967, con Gerusalemme come capitale. Queste sarebbero le uniche condizioni alle quali la Palestina accetterebbe di riprendere i colloqui con Israele.
Secca e negativa, la risposta del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Se la Palestina divenisse uno stato non membro dell’Onu, potrebbe partecipare ai dibattiti dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e far parte delle agenzie Onu e della Corte Penale Internazionale. Nonostante i ripetuti solleciti a non richiedere il riconoscimento, Abu Mazen è a New York per provare a ridare ad una terra la propria dignità, la sua identità. La Palestina è appoggiata dai paesi arabi, sostenuta da un mondo in pieno conflitto con l’occidente (Stati Uniti in primis) e con chi è in stretti rapporti con l’occidente. A questo punto, un rifiuto da parte della Nazioni Unite a riconoscere la Palestina, potrebbe portare ad una frattura incolmabile tra le due fazioni; certo, anche se venisse accettata, Israele e molti altri Paesi continuerebbero ad opporsi, con risvolti anche più drammatici di quanto stiamo vedendo in questi giorni. Il dialogo è sempre più lontano.